Di recente mi sono imbattuta in un articolo su Uppa sull’importanza di dire dei “no” ai propri figli.
Ovviamente non ci sono finita per caso… il dilemma tra essere severa e reagire con autorità ai capricci e alle richieste insensate e il desiderio, dall’altro lato, di non fare “la parte della cattiva” per me è proprio un fardello pari all’essere o non essere di Amleto.
Nel suo articolo Paolo Ragusa dice che spesso non riusciamo a dire “no” ai nostri figli per paura di ferirli, di apparire poco disponibili o perché abbiamo timore del conflitto. Eppure i “no” sono indispensabili per educarli e renderli autonomi.
Essere genitori-amici o no?!
Nel mio caso ci aggiungo che, per via della nostra situazione, io ho paura che a dire di no sia solo io e che Giovanni perda “fiducia” in me. E metteteci anche quello che Ragusa definisce timore della separazione. È indubbio che io e Giovanni abbiamo avuto una relazione pressoché simbiotica, fin dalla sua nascita. Dettata dal mio e dal suo carattere e da alcune scelte (come quella, spesso contestata duramente, di farlo dormire ancora nel lettone con me).
Eppure mi rendo conto che alle volte il capriccio di Giovanni diventa un esercizio di potere nei miei confronti. Che il dialogo che spesso mi impongo di avere con lui è una sorta di escamotage per me per non andare al conflitto.
Di recente,però, mi sono trovata a pensare che non sono davvero sicura che impormi e dire un NO netto e deciso sia sbagliato. Ho paura che i miei sì, il dialogo, lo scegliere “insieme” cosa sia giusto e cosa no lo responsabilizzino troppo e lo confondano. Che possano creare un adolescente viziato, frustrato e incapace di sostenere delusioni e battute d’arresto. Che pure ci saranno, per forza, nella sua vita, come per tutti.
I bambini hanno bisogno di argini, di protezione, di un porto sicuro al quale correre quando sono in difficoltà. Un genitore che dice sempre sì, che non impone dei limiti, secondo me rischia di non dare abbastanza “sicurezza” ad un figlio.
Del resto io sono cresciuta con due genitori che hanno detto tantissimi no, ma che mi hanno anche lasciato tantissima libertà. Che mi hanno viziata, ma allo stesso tempo mi hanno insegnato il valore delle cose e delle conquiste.
È evidente che la strada migliore sarebbe quella di un giusto compromesso. Trovare un modo per dire ai propri figli sono la tua mamma/papà e per questo devo importi dei limiti, darti delle regole e farti notare se e quando stai sbagliando. Ma ci sarò sempre per te, a sostenerti, a proteggerti, a darti tutto il mio amore.
E voi, come vi comportate? Quali “strategie” seguite?! Sono davvero curiosa di sentire i vostri consigli e i vostri pareri!
Fotografie Martina Manelli
Felpe coordinate Gardner and the Gang

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