Oggi è un giorno speciale, dedicato a bambini speciali: è la Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo. Ed è per questo che oggi io mi faccio da parte per lasciare spazio ad un’amica e mamma fortissima, Marianna, che ci racconterà la sua storia e soprattutto quella di suo figlio Martino.
Quando Alessandra mi ha chiesto di scrivere un post sull’autismo mi sono detta “perché no, in fondo è il mio pane quotidiano”. Poi ci ho messo mano mille e più volte perché non è semplice esprimere quanta gioia e quanto sgomento puoi vivere all’interno di una sola giornata.
Nel 2013 è nato il mio primo figlio, amato già prima di essere concepito, coccolato e atteso più che mai: Martino. All’inizio anche la mia maternità era tutta allattamento, fasce, pappe e corsi di massaggio infantile. Ero felice e piena di entusiasmo per il mio ruolo di mamma.
Poi, merito di un corso di acquaticità, ho cominciato a mettere a fuoco che qualcosa non andava. Eravamo mamme e bimbi coetanei, addirittura la maggior parte nati nello stesso mese. Tutti, chi prima, chi dopo, cominciavano a sorridere, interagire, muoversi con maggior abilità. Mio figlio era sempre indietro… a partire dalla dentizione, il gattonamento, i primi passi. Sempre un po’ indietro.
Durante le cene che organizzavamo mio figlio era l’unico che non riusciva a tollerare lo stare a tavola era agitato e inadeguato. Nei momenti di interazione si incantava con foglie, ghiaia e sabbia e non giocava con gli altri bambini.
Non si voltava più quando lo chiamavamo… a quel punto mio marito e io avevamo chiaro che qualcosa non era regolare.
Immediatamente tutti si sono intromessi per rassicurarci dicendoci che anche il nonno, lo zio o chissà quale vecchio parente erano indietro e che dovevamo solamente attendere.
Martino però piano piano perdeva anche quel poco che aveva acquisito, anche la sua sola parolina: “ciao”.
Fortunatamente la pediatra volle assecondare i nostri sospetti e ci indirizzò dapprima dall’otorino per scongiurare un problema di sordità. Lo stesso otorino ci suggerì di indagare l’aspetto neuropsichiatrico del bambino.
E da lì prima una diagnosi di Disturbo Pervasivo dello Sviluppo e poi di Disturbo dello Spettro Autistico con quadro grave.
Fu il buio… e poi subito la voglia di risalire e di fare tutto quello che potevamo per migliorare la situazione di Martino e così, grazie all’appoggio dell’Azienda Sanitaria di Bologna e di terapisti privati siamo riusciti a costruire un lavoro sinergico che dopo solo sei mesi di lavoro ha ridato la parola a Martino, poi, col tempo, la capacità di inserirsi correttamente in un contesto scolastico e di avere degli amici.
Ci sono giorni impossibili in cui Martino è completamente diverso, interferito, disturbato. Giorni in cui non tollera le emozioni e i rumori, giorni che non vuole essere abbracciato o che ripete all’infinito la stessa frase o canzone. Giorni di sgomento per lui e per noi.
Ci sono invece giorni in cui è dolcissimo, affettuoso, solare, obbediente, spiritoso. Giorni in cui mi sento una mamma coccolata e fortunata.
L’autismo non è una condizione riducibile al cliché della persona isolata, che dondola e borbotta. Sì, c’è anche questo, ma molto altro e lo scopro ogni giorno assieme a mio figlio, cercando di capire quello che vede o prova. L’autismo non è contagioso né pericoloso. Il ragazzo autistico non per forza è violento e non bisogna avere paura. Sembrano cose banali ma la diversità fa davvero paura e spesso mi sono trovata a vedere mio figlio messo in un angolo; e non ha ancora 4 anni.
Non sappiamo cosa Martino riuscirà a fare né se l’essere adulto lo renderà ancor più bizzarro agli occhi della società ma non smetteremo di provare ad accompagnarlo nel suo percorso cercando di lavorare nella direzione che reputiamo migliore.
La cosa che mi sento di dire a chi è genitore, neo genitore soprattutto, è di non aver paura di seguire il proprio istinto, di osservare il proprio bambino, filmarlo, appuntare le date di tutte le tappe e conquiste, vi sarà utile. Mettetevi a confronto in maniera sana e se anche solo una cosa non è esattamente come vi aspettavate cercate di approfondire. Affidatevi alle strutture sanitarie e intraprendete tutti i percorsi che vi vengono proposti, troverete la soluzione anche per vostro figlio, se necessario.
Non abbiate paura, non siate egoisti: il non voler sapere la verità per non soffrire, può far soffrire vostro figlio perché non è che senza un’etichetta lui non sarà autistico. Siate coraggiosi e sarete ripagati dai suoi progressi e soprattutto non pensiate di essere soli: siamo tanti, tantissimi.

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